Roma Ostia Half Marathon 2023
Roma, 05/03/2023
Oggi si è disputata per circa 9000 Runner la tanto amata RomaOstia Half Marathon. La tanto amata da tutti e la tanto desiderata, voluta e corsa da me. Sì perché non so se mai vi ho detto che con questa mezza maratona io ho un conto in sospeso; e quando si parla di conti bisogna mettersi a paro. Non mi soffermo sul perché o per come abbia un grande interesse a correre questa gara ma sicuramente vi racconto come è andata la mia seconda mezza quest’anno, con la Podistica Primavalle.
A parte l’ansia da prestazione che nemmeno all’ultimo esame passato avevo, la cosa bella è che fa parte di me già da una settimana ma che, in questi ultimi 3 giorni ha dato il massimo impossessandomi di me e di chi mi conosce. Basta pensare che sulla chat della Podistica avrò scritto una ventina di volte: "Che ansia".
Dunque il “lungo” (così dicono i Runner quando devono affrontare una gara e sta per un totale di km poco più inferiore a quello che sarà) con Fabio è andato bene: i nostri 18 km li ho sentiti a differenza sua che corre con la stessa tranquillità di chi gioca a golf ma sono andati bene e senza tanta stanchezza. Ieri al Parkrun abbiamo solo sciolto i muscoli con una bella camminata.
“Stanotte cerca di riposare e stai tranquilla” (Fabio, Andrea e tutti quelli che mi hanno visto e scritto ieri).
Mi metto a letto alle 21.30, a parte che mi sono fatta le treccine quindi cercare di dormire senza rovinarle è stato più complicato che correre 21 km. Poi, alle 23.00 mi alzo, mi riaddormento. Apro gli occhi alle 00:00, guardo il soffitto e poi dormo… Il soffitto ormai è diventato parte integrante del pre gara. Ricordo bene però le 4.20 quando riaprendo gli occhi ho pensato: “Che provo a dormi a fa tanto alle 5 mi devo alzare!”.
Oggi:
06.32 “La, noi stiamo qui” Fabio mi fa una telefonata per avvertirmi che erano arrivati.
“Io sto al bar” risposi. Si perché Fabio ha fatto il giro per prenderci e in quel momento era fuori con Roberto mentre io al bar comodamente con una danese con crema e annessa frutta secca in giro qua e là e un buon cappuccino con spolverata di cacao.
Salita in macchina con la mia borsa che ci hanno dato al ritiro pettorali e dove dentro avevo messo il cambio oltre a 5 gel a base di carboidrati perché non si sa mai, si va a prendere Andrea.
Roberto: “Hai dormito La?”
Io: “No, te?”
Roberto; “Nemmeno”.
Io: “Fa tu?”
Fabio: “Insomma un pochino, chiediglielo ad Andrea dopo se ha dormito”.
Prendiamo Andrea: io “Andre hai dormito stanotte?”
Andrea: “Chi io? Io si na bomba. Stamane ho fatto i pancake e sono riuscito a farmi pure 20 minuti di yoga”.
W la serenità, la tranquillità e lo yoga.
Arriviamo al punto d’incontro; da lontano un runner si avvicina: "E' Silvano, deve fare il lungo per la Roma" Dice Fabio; Silvano: “Mi sono fermato solo per vedere la faccia di Laura poi riparto che devo fare 32 km. dai stai tranquilla che non loro non li senti i km”
Io, lo guardo, lo riguardo, vorrei dirgli che lo capisco che ha ragione ma che proprio non riesco ancora a concepire l'idea che una persona possa allenarsi con una trentina di kilometri così di domenica mattina. Cioè queste sono persone ultraterreni che io ancora non riesco a capire se tutti questi km li fanno veramente o con un monopattino o che ne so. Io un lungo di 18 km l’ho sentito tutto, Silvano ci posta screen settimanali di km e km. Lo adoro!
Arrivano gli altri ed il pullman. Si caricano i bagagli e si parte insieme ai ragazzi della Rincorro che sono poi gli amici del parkrun. Tutti chiacchierano, io guardo perplessa il raccordo che è pure bello da ammirare la domenica mattina! ma ogni tanto parlo con Andrea. Premetto che appena arrivati ci siamo dovuti spogliare e non vi dico la mia espressione quando le gambe hanno avuto il contatto con la temperatura mattutina delle 7.30.
Ci avviamo a piedi noi siamo noi; Io Fabio, Andrea, Roberto, Beatrice, Antonio e Carlo. Lungo la strada si incontra qualcuno e si chiacchiera. Fila al bagno, file ovunque tanto è vero che nemmeno il caffè sono riuscita a prendermi.
Emozione ed agitazione alle stelle. Per fortuna che Fabio ogni tanto mi tranquillizzava.
Alle 9.00 sono partiti i top e noi piano piano tipo pecore in pascolo entriamo in griglia e li inizia il mio evitare tutte quelle persone che, dall’odore che emanano sembra abbiano già corso 42 km. “Andre ma la senti sta puzza? Madonna non ce la faccio più. Questo si è messo pure a parlare con noi”
Andrea: “No ancora ho il naso un po’ attappato ma speriamo non si metta a scia”
9.20 sparo, partiti e in pratica appena sento il mio Garmin che inizia il Live Track io già mi domando: “Quanto manca?”. I primi 5 km tra i palazzi dell’Eur passano tranquilli tra Runner con parrucche e con trolley da passeggio (uno correva con un trolley). Premetto che ho fatto la gara praticamente ridendo di continuo. Con Andrea vicino spesso non riesco a stare seria. Appena entrati sulla via Cristoforo Colombo vedo un fiume di gente e palloncini colorati che corrono. È un’emozione enorme. I miei due accompagnatori iniziano a scortarmi uno a destra e l’altro a sinistra. “Mo ci mettiamo così, al passo nostro piano piano arriviamo” dice Andrea, “E con il sorriso” Fabio. I primi 9 km vanno da soli fino a quando davanti a me trovo lei; la salita del camping. Lei, la temuta da molti, quella che lo scorso anno mi ha massacrato costringendomi a camminare 5 minuti.
“Eccola tiè non guardá!” Andrea
“Chi?”
“La salitella; tu non te preoccupa la pendenza è come quella di MonteCiocci. Ormai la fai ad occhi chiusi. Non ce pensà”…
Il primo ristoro anche è andato e devo dire che l’acqua mi è servita.
La salita accoglieva migliaia di Runner e mi spaventava perché ogni tanto qualcuno si fermava. Fabio mi ascoltava sempre e come al suo solito mi controllava per vedere se avessi difficoltà. Ecco i palloncini, quelli di 2.15 che vedevamo alla partenza. Riusciamo a metterci poco davanti a loro ed a proseguire. Salite, discese e falsi piani fino al 15* dove con l’acqua decido di prendere un gel sotto consiglio di Andrew. Cavolo se ti rimettono al mondo quei cosi! Se non era per Andrea che mi diceva “Prendilo mo che ce l’acqua”.
Ecco; ora che mi viene in mente devo dirvi che ho seri problemi nel lanciare la rimanenza dei ristori senza quasi uccidere qualcuno. Il mio gel fa il pelo ad Andrea che mi esclama: “M’hai quasi fatto la barba!” Ed è li che con l’acqua mi strozzo e inizio a ridere come una pazza. Che poi è peggio perché tu vorresti ridere ma ti manca il fiato quindi “Andrè non mi fa ride porca miseria sennò moro”. Fabio sorrideva; capiva che stavo bene. Spesso anche con l'acqua succede che la lancio senza guardare e, o bagno qualcuno o rischio proprio di prenderlo con la boccetta.
Arrivati quasi al 18 ho iniziato ad essere consapevole di aver raggiunto quasi il "lungo" di due domeniche fa e forse è stato peggio esserne consapevole perché ho iniziato a ripetermi “Siamo al 18 basta, inizio a non sentire le gambe”. Avevo iniziato a percepire la stanchezza. Quel momento in cui le gambe non le senti più perché vanno da sole ma sei consapevole che stai soffrendo ma allo stesso tempo che non vuoi mollare. pensavo a Beatrice, Antonio, Roberto che si erano messi dietro ai pacer di 1.50 e pensavo che dovevo resistere come magari lo stavano facendo loro. tra l'altro Bea si è fatta gratuitamente altri 14 kilometri pomeridiani per il "lungo" pre Maratona di Roma.
Andrea “Ecco, mo è in discesa, guarda laggiù c’è il mare, se guardi bene vedi la rotonda”, io: "he! si l vedo proprio", e lui: "Vabbè se guardi bene...".
Ho visto Fabio rimettersi al mio fianco stretto e dirmi che ormai ce l’avevamo fatta: “Hai visto, 18 come l’altra volta. Avemo finito”. Io: “Eh meno male” e Andrea: “Peccato me sarei fatto un altra decina di kilometri, co sto sole”.
19 km, incontriamo Roberto che porca miseria ha avuto un problema alla gamba, aveva rallentato ma cerchiamo di prendercelo per portarlo al traguardo.
20… la bandierina rossa del 20 kilometro la guardo come guardo il sole quando stai salendo da un’immersione e non vedi l’ora di respirare l’aria. L’ho fissata e me la sono goduta passare, li ferma che con la brezza sventolava piano come se mi dicesse: “Io aspetto qua tu vai”.
“Mettemose a sinistra che mo c’e Alberto il fotografo! Aveva detto che più o meno 3-400 metri prima del traguardo stava li” Andrea.
Ecco, un altro punto delicato; non so gli altri (ma da quanto vedo vengono sempre sorridenti e leggiadri), credo di avere seri problemi con le foto! Cioè è impossibile che tutti vengono presi in scatti bellissimi durante la corsa mentre io vengo immortalata in stati pietosi.
“Tu non te preoccupa delle foto mo dalla prossima iniziamo a lavora e studia pure per le pose” dice Andrea
“Ti ricordi le prime foto Andrè” dice Fabio
“Si, venivano tutti storti, massacrati”
Allora, capisco che mi ci vuole tempo.
Ad un certo punto: “Daje Primavalle!!!”, un amico di Fabio ci saluta. Mentre sulla sinistra “Lauraaaaaaaa”. La nostra Jenny del parkrun con Luigi hanno aspettato tutti praticamente vicino al traguardo. Inizio a correre più veloce perché sapevo che mancava poco.
“Dai siamo arrivati! Ecco Alberto cerca di ride” dice Andrea.
Io: “E' ti pare facile vabbè manca un’altro kilometro tanto”
Andrea: “Ma che stai a di! 300 metri e semo arrivati”.
Non avevo realizzato e non so nemmeno perché nonostante davanti avevo il finish. Forse perché per correre più veloce guardavo l'asfalto.
Ci mettiamo tutti e tre, Andrea, io al centro e Fabio e la gioia nel sorridere al nostro fotografo è stata immensa.
Subito dopo, 300 metri il traguardo è li , faccio un mega respiro immagazzinando più ossigeno possibile per poi alzare le gambe e correre a più non posso. Non le sentivo, ma ho sentito il suono finale del traguardo che si collega al tuo chip quando passi ed ho capito che era finita. Li, apro le braccia e guardo Fabio che sorride ed Andrea che prosegue altri 10 metri. Mi fermo, respiro e guardo la gente intorno che quest’anno è molta di più oppure non avendoci messo tanto io non se ne era andata. Applaudono ed io con il sorriso sulle labbra inizio a sentire il corpo teso, come fermo. Le gambe mi fanno male ed il respiro è affannoso. Ho caldo.
“Sei contenta?” Mi chiede Andrea dandomi una pacca sulla spalla, ed io: "Si ora mi metto a piangere!" e nuovamente lui: “Hai visto piano piano è stata una passeggiata; con noi te diverti il prossimo anno ti portiamo al Passatore”.
Poi vedo Fabio che si avvicina e mi abbraccia, forse ha capito che sono contenta. Ed io mi sento come quando una squadra di calcio vince e si abbraccia senza dirsi niente ma solo per comunicarsi che hanno raggiunto un’obiettivo. Non ci credevo e non ci credo ancora.
Ho le immagini che corrono con me ed hanno corso tutta la notte; gli sguardi e i sorrisi e soprattutto lei la medaglia che tanto desideri a fine gara ma che con questa mi ha reso di pareggiare quei conti che avevo lasciato in sospeso da un po’.Un grazie va anche al sostegno di tutti i ragazzi della “Rincorro” che ho conosciuto durante i miei Parkrun e che sono anche loro parte importante dei miei percorsi. Oggi eravamo tutti una famiglia ancora più grande ricca di sorrisi e soddisfazioni. Dovrei mettere 50 foto ma poi il post diventa lunghissimo.
Passo e chiudo.
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